Le favole di Esopo

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Ci arriva una favola a firma Esopo:

Narrano che il giorno dopo l’elezione, il Pibe de Nuoro si aggirasse per le stanze del Mezzabarba come in trance. Vedeva arcobaleni e unicorni, tutto intorno a lui. Pacche sulle spalle, abbracci e soprattutto sogni srotolati in fiumi di frasi di incoraggiamento. 

“I have a dream”, disse a tutti. 

“Quale dream, Michele? Dicci tutto”.

“Ecco il mio dream: dare un assessorato a tutti quelli che mi hanno fatto vincere, logorando le loro suole in ore interminabili di gazebo e volantinaggio. Sì, sì… proprio a tutti! Persino a Italia Viva! Voglio spiegare all’Italia intera (e isole), l’essenza meravigliosa del campo largo!”.

Ovviamente, chi sa di politica, aspettava, sorridendo, il Pibe, sulla riva del fiume. O meglio, aspettava i poveri naufraghi della giunta “larga” (che si è fatta via via sempre più “stretta”, con il passare dei giorni). Poveri illusi, lanciati tra le onde, in nome di quella realpolitik a cui lo stesso Sindaco in pectore non può che piegarsi, smorzati gli entusiasmi.

Ed ora immaginiamoci piccoli piccoli, come una zanzara, che ronza felice nell’ufficio di Lissia (fatto restaurare da Fracassi, giusto in tempo per accogliere il suo successore). 

Ecco lì il Pibe, seduto sullo scranno, con un foglio di fronte, mentre contempla preoccupato, nei 5 minuti scarsi in cui il futuro vicesindaco Alice Sott’Olio non gli alita sul collo (forte delle sue “enne mila” preferenze), i nodi gordiani della sua giunta.

La mano trema, impugnando la biro. I pensieri vanno veloci agli equilibri da Campi Flegrei che si preannunciano al Mezzabarba, se dovesse sbagliare la bracciata delle nomine assessorili. 

Il Pibe è sopraffatto dai ricordi. “Quante promesse ho fatto in campagna elettorale, agli alleati?… enne mila, come i voti della Alice Sott’olio”. Un lungo sospiro. Poi inizia a delineare lo schema:

Ovviamente c’è l’amica del cuore la zia di Azione. A lei l’assessorato va dato, per forza. Tutta la storia del ragazzino brillante che tiene in mano le sorti di Azione è una meravigliosa costruzione di fantasia, a uso e consumo del “giovanilismocalendiano”. Tutti sanno che il vero leader locale di Azione, la zia, appunto, non più forte dei famosi ticket PD, con cui aveva sempre centrato l’obiettivo del consiglio (spesso fregando i suoi stessi compagni di tandem elettorale), questa volta ha pensato bene di non rischiare, facendo candidare gli altri, forte dell’accordo sotto traccia con il candidato sindaco, amico fraterno. 

Lissia chiude gli occhi un istante, poi riprende il filo del discorso. 

Sull’Alice Sott’Olio, non serve nemmeno spendere mezzo secondo. Sono enne mila preferenze, per cui… bon.

Il Pibe deglutisce secco, pensando ai cinque anni che lo attendono da “sindaco-vice del suo vice sindaco”. Poi velocizza il pensiero, conscio del fatto che i cinque minuti senza il fiato sul collo di Alice stanno per terminare.

Dove era rimasto? Ah ecco, Brandon Lee e Sua Eminenza, gli azionisti di maggioranza. 

Quanti sabati ha passeggiato, Michele, con il “Brendo” e il buon Campanella, avanti e indietro, per il centro storico, facendosi spiegare l’ABC della politica pavese? 

… Enne mila, come le preferenze della Moggi.

La sua candidatura a sindaco, anche contro Bosone, si basa su quelle camminate interminabili. Il Pibe lo sa fin troppo bene. Francesco sta dentro, nessuna discussione. E poi è l’unico che può tenere a bada la vicesindaca.

E Sua Eminenza? Sua Eminenza, amico dei meravigliosi viaggi in Africa con Miss Luce Pavese (che senza fare nemmeno finta di imbastire una campagna elettorale si ritrova in consiglio comunale… magia dei ticket, la zia di Azione docet). Sua Eminenza, a cui il Pibe deve tanto, ma tanto tanto. 

Anche lui dentro. Per forza.

Vabbè Sel è dentro. Il Pibe passa oltre.

E Renegade? Vuoi non metterlo? Così il giorno dopo fa una piazzata e si ributta nel misto… e tanti saluti campo largo e civismo? No,no… il Pibe non è un masochista come Risikassi, e sa che cinque anni sono lunghi, per sorbirsi le asfissianti enne mila istant del Renegade, al suon di “Presidente…”.

Milena, Milena… Il neo sindaco si appoggia allo schienale. L’unica donna del PD che vanta davvero una lunga militanza, di impegno, dedizione alla causa, gazebo. Quella che non vive di soli ticket, quella che se la abbandoni in autostrada, durante le vacanze estive, ti rincorre tipo “Ivan il Terribile” di fantozziana memoria, e ti costringe ad asserragliarti in ufficio fino a quando non fai il rimpasto. Dentro anche lei, per forza.

Quanti sono? 7.

La fronte del Pibe comincia a imperlarsi di sudore. Il Movimento? Lo lasci fuori? Vero che ha preso poco, però la Schlein ha tracciato la strada. I grillini bisogna tenerli dentro, per rosicchiare qualche percentuale “made in campo largo” agli egotici del centro destra. Però… con quelle percentuali. E poi il grullino è un pacifico, un flemmatico. Mica quello ti insegue come la Milena, stile “Ivan il Terribile”. Dai, lui è fuori. Basta, croce sopra. E non ci pensiamo più. Fine.

Il Depa, mamma mia il Depa! Una spina nel fianco del PD, conficcata lì da 10 anni. Uno con un fiuto così acuto da creare la sua stessa nemesi, chiamandola in giunta (quella delle enne milapreferenze), che in due giri di giostra gli ha scippato tutto il consenso. E adesso, dopo i casini del 2019, viene a battere cassa con neanche mille voti? Suvvia. Fuori. Lissia di nome fa Michele, mica San Francesco. Croce sul Depa e via andare.

E qui arrivano i problemi grossi…

Pezza è come il Soldato Ryan. Brandon Lee e gli altri orfani bosoniani hanno messo a ferro e fuoco Città Giardino per garantirgli l’assessorato. Se tieni fuori lui, la maledizione di Francesco scenderà sulla consiliatura, con stridore di denti. Pezza dentro, e anche con un assessorato decente. Mica è il primo arrivato.

Il Pibe si mette le mani (nei capelli? No, per ovvie ragioni), sulle tempie. E’ rimasto un solo slot.

A rigor di logica, il posto dovrebbe andare al buon Ras di Mirabello. Militante coerente, ha combattuto la battaglia più difficile, quella a Mirabello, contro il Cantoni, nelle sue stesse terre di conquista. E l’altra Battaglia, quella di Pavia, preme alle porte. A essere giusti, dentro Alongi, con delega al Cinquecentenario. Ma negli equilibri di partito, il buon Pietro conta come il due di picche, nonostante le preferenze.

La politica non è quasi mai giusta… è furba. La politica è dei furbi. Questa frase rimbomba nella testa del Pibe de Nuoro, che sente i passi pesanti della vicesindaca dietro alla porta. E’ tornata dalla pausa caffè. Fine dei cinque minuti d’aria.

Lissia si guarda intorno. Gli unicorni del campo largo sono spariti. Trucidati dalla realpolitik.

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